Si può fare a meno degli antibiotici in allevamento? E’ possibile avviare progetti che stimolino riduzioni significative e correttamente percepite dai consumatori? Tutti concordano con le filosofie delle autorità sanitarie mondiali così come sulla necessità di ripensare gli utilizzi degli antibiotici in allevamento. E tuttavia, la comunicazione del rischio e la percezione dei valori in gioco si rivelano molto più complessi delle buone intenzioni. Nel mezzo una filiera produttiva, dal campo alla tavola, con un portato economico rilevantissimo per un Paese come l’Italia ad elevata vocazione zootecnica. Ed è il mercato a spingere verso progettualità inedite, in grado di spiazzare i paradigmi tradizionali di quella stessa filiera.
“Personalmente ho qualche dubbio che si possano allevare animali senza antibiotici“. Questa la dichiarazione del Direttore Generale della Sanità Animale e dei Farmaci Veterinari, Silvio Borrello (nella foto) nel corso del convegno “Antibiotico-resistenza: un impegno collettivo” organizzato da AIVEMP e SIVAR alla Fiera Zootecnica Internazionale di Cremona.
Il Direttore Generale, anche in veste di Chief Veterinary Officer per l’Italia, ha richiamato una risoluzione del Parlamento Europeo del 2011 e in particolare i “considerando” della stessa, in base ai quali “l’obiettivo primario degli agricoltori è di mantenere i loro animali sani e produttivi grazie a buone pratiche agricole” e che “nonostante le misure adottate dagli agricoltori, può succedere che gli animali si ammalino e debbano essere curati“.
Questo l’approccio europeo, diverso da quello americano, ha spiegato Borrello: gli Stati Uniti dichiarano di non fare uso di antibiotici negli allevamenti, perché escludono dalla produzione gli animali che si ammalano. E per contro, gli allevamenti americani ricorrono ai trattamenti con auxinici, vietati invece nell’Unione Europea.
Dal Ministero della Salute arriva l’invito a fare attenzione alla comunicazione e al “messaggio etico” ai consumatori, “perché non esistono due livelli di sicurezza alimentare“, uno per gli allevamenti che usano gli antibiotici e uno per quelli che non li utilizzano. “La normativa prevede che tutti abbiano un livello zero di residui, occorre fare attenzione a non far passare messaggi fuorvianti“, ha concluso Borrello.
Il convegno, moderato dal Consigliere AIVEMP Carlotta Ferroni, è stato aperto dal Presidente AIVEMP Bartolomeo Griglio. Al tavolo dei relatori, Luca Busani, (ISS) Claudio Mantovani (IZSVE) e Renata Pascarelli (Coop Italia). I numerosi convenuti hanno animato il dibattito, stimolato dalle puntuali presentazioni dei relatori che hanno coniugato il punto di vista scientifico con quello della comunicazione, passando per l’esperienza della grande distribuzione organizzata.
30 ottobre 2017
Fonte ANMVI Oggi